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CHI PARLA DI BLOCKCHAINERA

I VANTAGGI DELLA BLOCKCHAIN
PER LA GESTIONE DEI DATI

La “catena di blocchi” può trasformare il settore healthcare per le sue caratteristiche di tracciabilità, verificabilità, immutabilità, programmabilità e decentralizzazione. Anche il Mise incentiva lo sviluppo di nuovi progetti con un Fondo ad hoc. Il bando scade il 21 settembre

Interoperabilità, sicurezza, trasparenza, velocità. Sono le caratteristiche del panorama sanitario del futuro, sempre più orientato verso un modello “connected care” che, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, permetterà al cittadino-paziente di accedere in modo più immediato ai servizi sanitari e di condividere i dati con tutti gli attori presenti nel settore. Le soluzioni basate sulla blockchain possono essere il volano per la condivisione rapida e sicura di dati e informazioni, per la trasparenza dei processi e un maggior coinvolgimento del paziente che ne può diventare così parte.
Per incentivare lo sviluppo dei servizi innovativi in tutti i settori, compreso quello della salute, lo scorso 24 giugno, il ministero dello Sviluppo economico ha emanato un decreto direttoriale intitolato “Fondo intelligenza artificiale, blockchain e internet of things. Modalità e termini per concessione ed erogazione delle agevolazioni”, specificando i dettagli per poter presentare le domande di accesso alle agevolazioni, previste dal decreto interministeriale 6 dicembre 2021, a favore di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, blockchain e internet of things anche mediante il paradigma del metaverso. A partire dal 21 settembre, le imprese e i centri di ricerca pubblici o privati, anche in forma congiunta, potranno richiedere agevolazioni per realizzare progetti di ricerca e innovazione tecnologica legati al programma transizione 4.0 (si veda il box). Il Fondo potrebbe ridare slancio ai piani di investimenti in Ict e innovazione delle aziende che rischiano di essere messi in pausa dalla difficile situazione geopolitica, dall’inflazione, dalle fluttuazioni valutarie e dalle difficoltà di supply chain. Ma a che punto siamo in Italia con i progetti basati sulla blockchain nelle imprese del pharma e delle scienze della vita? Ne parla Cristina Baldi, consulente aziendale, specializzata in blockchain, crypto e digital asset e fondatrice di BlockchainEra.
“Se un anno e mezzo fa, o anche semplicemente sei mesi fa, si poteva dire che la blockchain ancora non aveva una connotazione ben definita nel mercato, oggi la situazione è nettamente diversa. E potremmo individuare due motivi in particolare. Il primo è l’evoluzione delle applicazioni che derivano dalla blockchain, ad esempio tutto il discorso legato agli Nft (Non-fungible token, si veda il glossario della blockchain) e alla loro popolarità che ha riportato l’attenzione sul tema.

Noi conosciamo queste applicazioni come legate al mondo della musica e dell’arte ma in realtà trovano spazio in tutti gli altri ambiti del mercato, in particolare per la proprietà intellettuale. Il secondo motivo è che se ne inizia a parlare in maniera concreta anche a livello istituzionale e normativo. Un esempio deriva dal Fondo del Mise per l’intelligenza artificiale, la blockchain e l’internet of things. La novità sta nel fatto che sono iniziative non più orientate soltanto al mondo dell’industria manifatturiera o della tutela del made in Italy, ma si allarga il raggio d’azione comprendendo anche quello della salute”.

Quali sono le principali applicazioni blockchain nell’healthcare?

“La blockchain e l’intelligenza artificiale, che sono due tecnologie strettamente connesse, potremmo definirle come tazza e cucchiaio, hanno molti ambiti di applicazione nel settore delle scienze della vita per la loro interoperabilità. Uno dei principali campi in cui avrebbe un grande valore è quello della lotta alla falsificazione dei farmaci. Un problema sia dal punto di vista sociale, perché mette a rischio la salute delle persone, sia aziendale in quanto comporta perdite economiche per le imprese produttrici di farmaci. Secondo l’Oms, infatti, un farmaco su dieci non è originale e avere a disposizione una tecnologia come la blockchain che permette di aver traccia di tutti i passaggi della filiera permette di fare passi in avanti nella lotta alla falsificazione. Le caratteristiche più importanti della blockchain sono cinque: la tracciabilità, la verificabilità, l’immutabilità, la programmabilità e la decentralizzazione”.

Altri esempi?

“Per anni, le aziende farmaceutiche hanno lavorato al fine di tracciare i prodotti attraverso la catena di distribuzione. La blockchain può fornire le basi tecnologiche per assicurare la tracciabilità proprio per le sue caratteristiche intrinseche.

Oggi si usano diverse tecnologie per monitorare i farmaci in tutto il loro percorso: dalla produzione, al trasporto, fino alla distribuzione. Ma nessuno di questi dà garanzia dell’immutabilità dei dati che invece offre la blockchain. Se quindi lungo l’intera filiera ci sono problemi è difficile risalire al punto preciso in cui si sono verificati. Idem se bisogna monitorare gli effetti collaterali di un farmaco. La blockchain consente di individuare passo dopo passo dove effettivamente c’è stata una mancanza e intervenire tempestivamente. Grazie alla blockchain cambia l’intera filiera che da lineare diventa collaborativa: tutti gli attori in gioco possono intervenire perché, se autorizzati, hanno accesso alle stesse informazioni”.

Come si gestiscono i dati nella blockchain?

“La blockchain è per sua natura una catena di blocchi, ognuno dei quali contiene un pacchetto di dati immutabile. Si pensi ai vantaggi che questo può offrire nelle sperimentazioni cliniche dove devono essere raccolti e aggregati i dati provenienti da più fonti. Possiamo citare il progetto “My health-My data”, finanziato dall’Ue, al quale hanno partecipato soggetti privati e pubblici come l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, il Queen Mary di Londra e la facoltà di Medicina dell’Università di Berlino (ospedale Charité). Si propone di sviluppare tecnologie che permettano ai cittadini di controllare gli accessi alle proprie informazioni personali, migliorando al contempo l’efficienza degli scambi di dati sanitari. Basandosi sulla blockchain, il progetto garantisce l’ispezione sicura dei dati sanitari disponibili e contratti intelligenti per verificare automaticamente i consensi necessari. Sono casi pratici di come la blockchain può servire nella gestione dei dati”.

Come si tutela la privacy se si utilizza la blockchain per la condivisione dei dati?

“Bisogna rispettare quello che il Garante per la privacy richiede in caso di gestione dei dati. Nel caso ad esempio di un progetto di ricerca che preveda la raccolta di informazioni legate a malattie rare in ambito pediatrico, è opportuno creare una struttura basata sul consenso dinamico da parte dei genitori dei bambini che consenta l’utilizzo di quelle informazioni per scopi di ricerca, studio e analisi in modo più ampio, anche geograficamente parlando. Sarebbe molto utile che un lavoro del genere si facesse con la cartella clinica”.

A che ritmo procede in Europa l’implementazione di questi progetti nel settore life science?

“Molto lentamente rispetto agli Stati Uniti. Ad esempio, l’Unione europea ha imposto entro il 2025 la serializzazione del farmaco, una specie di passaporto contenente tutte le informazioni sul ciclo di vita di un farmaco, ma sono ancora pochi i Paesi dell’Europa che utilizzano la blockchain per adeguarsi alla norma. Usano altre tecnologie ma che non risolvono il problema della modificabilità dei dati”.

Quali sono le principali barriere che questa tecnologia deve superare?

“Da un lato ci sono i costi perciò speriamo che con questi bandi di finanza agevolata si dia la possibilità anche ad attori più piccoli e, non soltanto alle multinazionali, di crescere e di sviluppare questi progetti. Le grandi aziende hanno, però, un altro tipo di problema che è di tipo organizzativo. Per questo motivo, per loro risulta più conveniente inglobare startup più snelle che riescono ad implementare più agevolmente queste tecnologie. È quanto accaduto nella moda, dove l’uso della blockchain per la tracciabilità è già affermato. Quindi è un segnale positivo avere questi tipi di fondi indirizzati alle piccole e medie imprese. Far crescere un tessuto industriale significa che in futuro vedremo sempre più acquisizioni e partnership. Un po’ è quello che è accaduto con l’intelligenza artificiale, sviluppata dalle aziende pharma attraverso le società affiliate. Credo che il modello dell’open innovation sia quello più veloce per adeguarsi alle tendenze del mercato e rimanere competitivi sul piano globale”.

Nel mondo quali sono i Paesi più avanti?

“In particolare l’Asia, penso a Singapore, ma in generale tutto l’Oriente da questo punto di vista è più sviluppato di noi. Anche nell’ambito healthcare, procedono più spediti non tanto per la conoscenza o la qualità della ricerca, ma per il livello di tecnologie, in quanto hanno sicuramente strumenti e ritmi sono paragonabili rispetto a quelli europei”.

La pandemia ha accelerato o rallentato l’adozione della blockchain?

“Per il settore della salute il Covid ha fatto da acceleratore all’adozione di nuove tecnologie, oltre che scoprire nuove opportunità e nuovi modi di approcciarsi ad esse. Non ha influito tanto sullo sviluppo della blockchain ma in futuro le cose potrebbero intrecciarsi. Ad esempio per il green pass, utilizzando la blockchain si potevano registrare dati che rimarrebbero immutabili nella catena di blocchi”.

FONTE: © 2022 Health Publishing & Services S.r.l. – Settembre 2022 | N. 201 |

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